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Archive for the ‘Un pò di cultura..’ Category

via Dillinger di Michela Fusasch

Per l’antropologia, il tatuaggio è una pratica che rientra nella categoria delle modificazioni/alterazioni del corpo largamente e storicamente diffuse pressoché in tutte le società e reso possibile attraverso l’impiego di inchiostro o altri pigmenti. È un segno visibile le cui dimensioni possono variare molto: da molto piccole a ricoprire l’intero corpo.

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Intervista ad Horitoshi by Dillinger

Qui l’articolo “Perché mi buco – Tatuaggi e piercing, i segni distintivi d’una generazione alla ricerca d’identità?

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Il drago nella nostra cultura, quella occidentale, è spesso rappresentato, attreverso favole o leggende medioevali, come un essere maligno: il drago che sparge terrore tra le popolazioni distruggendone i villaggi, contro cui si lanciavano in battaglia i prodi cavalieri..Che veniva visto volare sopra le teste degli uomini e sputare lancie infuocate che incendiavano qualunque cosa colpissero.

Nella tradizione giapponese invece i draghi sono la rappresentazione fisica di tre divintà: il dio della pioggia, il dio del corpo delle montagne scure e il dio delle acque scure.  

Con la testa da cammello, le corna da cervo, il corpo squamato della carpa, il ventre del serpente e con gli artigli dell’aquila, i draghi incarnano simbolicamente le contrapposizione degli elementi opposti: l’acqua e il fuoco, il cielo e la terra,..

Nella loro alternanza rappresentano simbolicamente il ciclo della vita: l’acqua è quell’elemento che aiuta lo spirito del cielo a scendere a terra, dove s’incarnera nelle creature terrestri. Mentre il fuoco è la forza soprannaturale che libera lo spirito dai corpi terrestri per lasciarli risalire verso il cielo. 

I significati associatogli sono di forza e saggezza che lo caratterizzano come creatura benevola. I draghi governano i venti e le piogge come i movimenti armonici dei pianeti difendendo tutti questi elementi dalle forza negative.

Vedi anche “Gli Eroi Suikoden“, “Immagini di Soggetti Giapponesi” e “Tattoo Giapponesi“.

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 (immagine presa dall’album di Osamurai)

La gigantesca Carpa Koi è uno dei simboli giapponesi che viene spesso inserito all’interno delle composizioni in stile classico giapponese, e non solo. Il simbolo del pesce, bellissimo per la sua particolare colorazione e dalle sfumature brillanti ( che vanno dal bianco all’oro) racchiude in se nobili virtu.

Nella tradizione giapponese la carpa Koi dopo aver risalito la corrente del Fiume Giallo venne tramutata dagli dei in Drago (altra figura mitologica e divina della simbologia giapponese).

Perciò la Carpa Koi viene associata con le qualità come l’intraprendenza e il coraggio: la forte volonta di andare avanti che riesce a far superare qualunque ostacolo e che fa raggiungere i propri obbiettivi.

 (immagine presa da Masayume)

L’altro simbolo spesso associato alla Carpa per le affinità nei significati è il Giovane Kintaro. Il giovane, famoso per le storie che lo descrivevano talmente forte da poter frantumare le pietre a mani nude, visse la  sua gioventu nelle foreste. Un giorno un uomo, che si presentò come un taglialegna, chiese al ragazzo di mostrargli la sua forza. In verità l’uomo era un generale dell’esercito imperiale che dopo essersi assicurato della veriticità delle voci che correvano sul giovane, si svelò alla madre. Gli chiese di affidargli il giovane per farlo arruolare nell’esercito e farlo diventare un famoso samurai. Lei accetto con gran dolore ma fiduciosa che fosse la scelta giusta per il futuro del figlio. La previsione del generale si avverò e Kintaro dopo un po di tempo divenne capo delle forze armate della capitale.

Il ragazzo d’oro viene rappresentato con un corpo atletico senza indumenti cose da poter mostrare la massiccia muscolatura. La forza e il coraggio sono i valori a lui associatogli.

 Altre informazioni sulle tradizione giapponesi sono reperibili su “Il Bazar dei Mari

Vedi anche il post su “Gli Eroi Suikoden

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Le tavole illustrate degli “Eroi Suikoden”, che fanno parte dei miti cinesi e giapponesi, sono gli inconsapevoli padri dello stile giapponese, nonché fonte inesauribile d’ispirazione per tutti i tatuatori amanti dello stile classico.

Vennero prodotte nel 1589 per mano di bravi illustratori. Descrivevano alcuni episodi di una comunità composta da 108 giovani fuori legge (costituita nel 1101) che, non accettando le società imperiale dell’epoca, si ribellarono ai funzionari corrotti dell’imperatore.

Le illustrazioni si basavano sulle leggendarie imprese di questo gruppo adorati dalle popolazioni che erano schiacciate da un forte e avido potere centrale. Questi eroi rappresentavano l’unica forma di giustizia contro le malefatte dei tiranni.

Queste tavole furono rielaborate nel 1760 da due grandi maestri giapponesi (di scrittura e di illustrazione), Hokusai e Kjokutei Bakin. Decisero di pubblicare la “La nuova edizione degli eroi Suikoden” (in 6 volumi), “ripescando” e “rimaneggiando” i miti popolari in chiave contemporanea. A differenza delle tavole del 1589, i toraci e le schiene degli eroi Suikoden non erano coperti da abiti e portavano delle decorazioni disegnate sulla pelle. Queste raffiguravano i simboli religiosi tradizionali (come i draghi, i fiori di ciliegio, ecc..) tratti dalle decorazioni dalle vesti cerimoniali dei samurai e dalle pitture tradizionali. I due autori furono inconsapevoli pro-genitori del tatuaggio.

L’opera fu seguita da un largo strato della popolazione. Questo successo fu attribuito all’abilita dei due maestri di individuare un parallelismo tra i racconti del passato e la loro epoca e di aver saputo identificare con precisione i “malumori” di alcuni strati della popolazione e di averli rappresentati.

Infatti l’epoca di Hokusai e Bakin, chiamato “il periodo Edo” (Tokio), 1603/1867, fu caratterizzata da un forte controllo autoritario dell’imperatore. Le classi erano rigide. Il gran parte della popolazione viveva senza alcune speranza di far valere la propria “personalità” e di emergere. La classe dei mercanti rappresentavano lo strato piu insoddisfatto.

L’opera degli eroi Suikoden furono rielaborati anche da altri illustratori diventando parte della letteratura dell’epoca. Contemporaneamente i racconti degli eroi tatuati contribuirono a far nascere una forma di protesta silenziosa. Infatti gli strati della popolazione che volevano esprimere il proprio dissenso contro il potere centrale cominciarono a farsi riprodurre sul corpo alcune scene della mitologia Suikoden.

Alla fine del periodo Edo ci fu un grande cambiamento all’interno della rigida gerarchia: i samurai persero il loro ruolo al vertice della società a favore della nuova classe borghese, composta dai mercanti, alla quale fu riconosciuto il loro valore.

I borghesi che piu si erano identificati con gli eroi Suikoden vinsero la loro guerra contro il potere prestabilito e dettero vita, insieme a Hokusai e gli altri illustratori, allo stile giapponese del tatuaggio.

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Drago, Aria e Fiori di Loto (Shige)

Carpa Koi, Acqua e Fiori (Shige)

Peonia e Drago (Shige)

Pmpiere, Carpa Koi, Peonie, Acqua (Horiyasu)

Samurai, Acqua, Aria, Carpa Koi (Horiyasu)

Gheisha, Fuoco e Demone (Horiyasu)

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“A Tahiti si racconta che l’arte di tatuare abbia un’origine divina. Durante il “Periodo Oscuro”, l’arte del tatuaggio è stata creata da due figli del dio Ta’aroa, Mata Mata Arahu e Tu Ra’i Po, che in seguito diventò il protettore delle arti”.

Questa categoria racchiude in se tutti gli stili praticati nell’arcipelago Polinesiano (nelle isole Marchesi, Hawai, Nuova Zelanda, Samoa e nell’isola di Pasqua), tutti simili ma ognuno caratterizzato a seconda della localita. Il tatuaggio polinesiano possiede una lunghissima tradizione come quello giapponese, infatti Tatuaggio e Cultura sono unite da un legame molto stretto. Le popolazioni appartenenti alle diverse tribu consideravano il tatuaggio un simbolo sacro. Essere tatuati significava maturare, diventare uomini o donne; avere coperte alcune parti, e con disegni ampi, significava essere potenti, nobili, valorosi; una donna tatuata era affascinante e desiderata. I tatuaggi rappresentavano lo stato sociale di un polinesiano, quelli più complessi erano riservati ai capi e alla loro famiglia, e ogni uomo tatuato si considerava più vicino a una divinità.

Oggi, i tatuaggi polinesiani stanno acquistando un enorme successo in Europa e negli States per la loro forza figurativa che è legata alla storia dei valorosi guerrieri samoani o maori. Questo collegamento ci consente di fare un passo in piu e scoprire anche i valori associatogli da noi occidenatli: il coraggio e la forza del guerriero, la spiritualità e la loro devozione alla religione. E’ caratteristico per i suoi disegni astratti (tribali), senza “un senso immediato”, dalle forme geometriche e/o simmetriche. Le line possono essere fini o spesse sempre di colore nero (non esistono polinesiani colorati!).
I disegni più diffusi sono le forme geometriche, le curve, i cerchi concentrici, le spirali, linee rette e punti, il sole e le stelle. Ma anche quelli che rappresentavano spaccati di vita sociale come i combattimenti, le armi, le conquiste, i sacrifici umani o gli uccelli, i pesci e gli animali in genere.

Questo è Phil Mo (autorità nello stile Polinesiano) durante l’esecuzione di un tatuaggio alla Convention di Roma di questo anno. E’ famoso perchè è uno dei pochi occidentali che usa la tradizionale tecnica con le bacchette. La stessa tecnica che James Cook vide usare in Polinesia durante uno dei suoi viaggi, che lo colpi al punto di scriverlo in uno dei suoi diari.

Vi lascio una lista di link che vi porteranno diretti a delle interessanti Gallerie:

Tricia Allen (tatuatrice e antropologa)

Pili Mo’o su Flickr

Lista di moltissimi tatuatori internazionali con possibilita di visitare le loro gallerie

Tahiti Tattoo Culture

Risorse Utili per approfondire il tema

Plynesian Tattoo

 

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Visto che sarà il tema centrale della Tattoo Convention di Amsterdam di fine Maggio ho deciso di recuperare delle informazioni su questi stili. Vi consiglio la lettura della sezione “Scopri la Polinesia” del sito “Tattoo Planet” dello studio Alessandro Nardini di Sanremo (dove lavora anche Kaloyan Smokov ) dove potrete trovare molte informazioni sulla Storia del Tatuaggio nella Cultura Polinesiana, delle belle fotografie fatte in loco (Foto Gallery) e una sezione dove sono raccolti alcuni disegni (Tattoo Flash).

Vedi anche il post “La tradizione Polinesiana” 

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Curiosando per la rete e leggendo qualche rivista ho cercato di capire quali erano i simboli tradizionali giapponesi che vanno per la maggiore. Bisogna dire che il tatuaggio giapponese ha un forte magnetismo per almeno due motivi: il primo è legato al fatto della potenza raffigurativa delle sue immagini che narrano i miti di draghi, di guerrieri e demoni,.. dalle caratteristiche sacre e misteriose. Il secondo motivo è invece legato alla bellezza dei disegni, all’eleganza delle sue linee, alla fantasia delle rappresentazioni e alla femminilità di alcune raffigurazioni (nelle forme sinuose dei fiori, tra cui la peonia, nella geishe, nella carpa Koi e nell’acqua).

Quindi questo stile vive di contrasti: tra la virilità dei miti di eroi (samurai, demoni, fantasmi o maschere) o delle divinità (i draghi, la tigre, il fuoco e l’acqua ) inseriti negli armoniosi paesaggi giapponesi immersi nel verde degli alberi di ciliegio, fiori, con le colline in sottofondo, con le carpe che saltano dall’acqua e uccelli. Tutto questo è disegnato con cura e devozione perché i tatuaggi, come qualunque forma di espressione, hanno l’onore e il dovere si tramandare la tradizione. Questa simbologia è molto legata alla Religione Shintoista che è devota alle divinità che vede incarnate negli elementi naturali (acqua, fuoco, alternanza delle stagioni,ecc..)

La potenza raffigurativa di queste composizioni, racchiude in se secoli di storia e di tradizioni,ed è arrivata ai giorni nostri grazie alla premura con cui le Scuole, conservatrici, sono riuscite a trasmettere questa conoscenza senza grandi sconvolgimenti. Naturalmente ci sono anche tatuatori meno fedeli ai rigidi dogmi delle scuole e, anche se non cambiano le loro fonti di “ispirazione tradizionali”, ne personalizzano lo stile e la scelta delle tonalità dei colori, perché influenzati dalla cultura mondiale del tatuaggio.

Vi metto una lista di artisti che si cimentano in questo stile e che eseguono delle bellissime composizioni:

Horiyuki Tattoo (della famiglia Horiyoshi III)

Horimatsu (cercare in Irezumi)

Horikitsune (discpolo Tedesco di Horiyoshi III)

Per poco tempo è visitabile il sito di Horitaka dove sono esposti una serie di tele dipinte dal Maestro Horiyoshi III

Shige (lui è uno dei tatuatori “riformisti”)

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Visto che sento il bisogno di allargare le mie conoscenze su questa cultura innauguro la sezione “Un pò di cultura..” dove cercherò di reperire delle informazioni su “stili”, “storia” e “tendenze”. Per lo stile Giapponese ho trovato questo post veramente esaustivo di Biagini Ivan nel suo sito “Tattoo Art Studio

In Giappone, il tatuaggio (irezumi) è soprattutto legato alla società Yakusa (mafia giapponese). Non è pertanto una realtà sociale correttamente percepita. Il Giappone è un paese affacciato sul mare e quindi l’irezumi, pur avendo terrorizzato per tanto tempo gli autoctoni, rimane un arte popolare e portuaria. Vietato fino al 1951, il tatuaggio fu un atto di resistenza. Il suo significato è doppio:oggi, o si appartiene ad un clan segreto, e in questo caso, il motivo è nascosto alle autorità, oppure rimanda alla virilità, alla femminilità, alla sottomissione, alle tradizioni. Ma la nuova generazione che l’ha adottato, non vede altro significato che il segno rappresentato. I tatuaggi ornamentali eseguiti sul corpo delle attrici e degli attori di Kabuki ad esempio, costituiscono vere e proprie tele. Così, nella Strada della gioia (1974), il regista Tatsumi Kumarisho mostra la passione divorante di una geisha per il suo protettore che esibisce sulla spalla un quadro di Hokusai! In Giappone, il tatuaggio ha una brutta fama, perciò si fa discreto; si possono incontrare nei bagni pubblici, ad esempio, persone completamente tatuate dalla base del collo alla metà della coscia o del bicipite: per passare totalmente inosservate una volta vestite! Alcuni temi costituiscono vere storie, celebri romanzi illustrati per i quali non bastano diversi anni d’incisione come «Le roman du bord de l’eau» e «dits» che mettono in scena eroi Suikoden (che si possono ritrovare nella-scuola manga). Questi tatuaggi sono caratterizzati da bordi molto spessi, da colori senza rilievi, e dalla quantità di nero utilizzato per mettere in risalto i colori. La particolarità del tatuaggio giapponese è l’inclusione di parti non tatuate, in modo da far respirare alcune zone cutanee. I soggetti più ricorrenti sono quelli della cultura e della tradizione nipponica (carpa, dragone, ecc.). Il tatuaggio giapponese è, oggi ancora, realizzato con una tecnica molto antica, il tebori, eseguito dagli horis (professionisti a domicilio) che forano la pelle trasversalmente per mezzo di un pezzo di bambù o di metallo (hari) ‘su cui sono fissati numerosi aghi (da 4 a 27!). La realizzazione di un disegno può richiedere diverse sedute di 3 ore. Questo metodo viene praticato ormai solo da alcuni grandi maestri del tatuaggio come Yokohama Hori-mitsu; i nuovi tatuatori giapponesi utilizzano invece una macchina classica (vedi prima). In Europa, lo svizzero Philip Leu mondialmente riconosciuto sviluppa uno stile orientalista proprio”.

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